In una regione come la Puglia, in cui il credito alle imprese cresce più che in Italia - il debito bancario è pari a circa il 70 per cento del totale dei debiti finanziari; limitato il ricorso a fonti di finanziamento alternative - sta per "abbattersi" l'entrata in vigore del nuovo Codice della crisi di impresa.
Il d. lgs. n. 14/’19, che ha riformato in modo organico la disciplina fallimentare, enfatizzando il ruolo delle procedure di allerta, entrerà in vigore ad agosto 2020. Tanti obiettivi importanti e condivisibili ma anche alcuni rischi di "sovradosaggio".
Lo ha evidenziato stamani Pietro Sambati, direttore della Sede di Bari della Banca d'Italia, intervenendo al convegno "Le misure di allerta e la crisi di impresa: le novità del d. lgs. n. 14/’1", organizzato ed ospitato dalla Camera di Commercio di Bari.
Non sarà sempre agevole, infatti, conciliare l'emersione anticipata dello stato di difficoltà dell'azienda (per poter correre quanto prima ai ripari), con un nuovo possibile atteggiamento delle banche nei confronti di quelle stesse aziende che, in temporanea difficoltà, possano diventare dei "falsi positivi" e quindi rischiare di essere espulse dal mercato stesso. «L'impatto della normativa - ha aggiunto Sambati - è potenzialmente maggiore dove è più forte il legame fra banche e imprese, anche per l'assenza di forme alternative di finanziamento». E dunque in Puglia.
«Ogni periodo storico conosce la sua crisi. Il nuovo codice - ha detto nei saluti il presidente della Camera di Commercio di Bari, Alessandro Ambrosi - non demonizza la crisi, bensì ne fa un'occasione di cambiamento. E' la fase preventiva, e quindi il tempestivo intervento risanatore, ad avere le luci della ribalta nella nuova normativa e in questa "sorveglianza" viene richiesto un costante stato d'allerta, in cui ci siamo anche noi come organi di controllo. Per le Camere di commercio è una nuova sfida nella funzione di regolazione di mercato, l'ennesima, al servizio delle imprese. Parola d'ordine salvare le aziende».
La crisi d'impresa viene dunque anticipata attivando una efficace rete preventiva di registrazione del malessere aziendale.
Tutto insomma sostiene un approccio di costante mentoring, di moral suasion degli amministratori, di controllo interno prima ancora che esterno, di strumenti di allerta e di indicatori di crisi. E quindi tutto questo ha molto a che fare con una nuova cultura di impresa, una vera e propria “cultura del salvataggio”, fondata sulla prevenzione dell’insolvenza, sul recupero del valore aziendale in caso di insolvenza conclamata, e, più in generale, su procedure snelle, efficienti ed efficaci.
Scalzando la tendenza alla liquidazione fallimentare, che è stata per lungo tempo l’opzione prediletta dalla legislazione nazionale - anche comunitaria - per risolvere le crisi aziendali, come è stato evidenziato negli interventi degli illustri relatori, un parterre molto qualificato, composto fra gli altri da: Nicola Magaletti, giudice del Tribunale di Bari, Sandro Pettinato, vice segretario generale di Unioncamere, Antonio Pinto, presidente della Camera Arbitrale e della Mediazione della CCIAA di Bari, Valentino Lenoci, consigliere della Corte di Appello di Bari, Ugo Patroni Griffi, professore all'Università LUISS di Roma “Guido Carli”, Sergio Della Rocca della Commissione Rordorf, Stefano Bronzini, magnifico rettore dell'Università di Bari.
Si riprende alle 15,30 con altri interventi, fra i quali di Girgis Sorial, vice capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico, Roberto Rossi procuratore aggiunto di Bari, Gianvito Giannelli, e Francesco Campobasso, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.
Il convegno è stato organizzato in collaborazione con l'Ordine degli Avvocati e dei Commercialisti di Bari.