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Lo stato di salute del sistema produttivo regionale, tracciato dal 22° numero del Sismografo di Unioncamere Puglia

lunedì 28 Ottobre 2024


Economia pugliese, dica trentatrè
 
Salgono PIL, occupazione ed export. Bene gli indicatori di turismo, cultura e servizi (alle persone e alle imprese). Sui prodotti agricoli la capacità di penetrazione all’estero della Puglia è quasi doppia rispetto a Campania e Sicilia. Preoccupante il dato demografico. Individuate anche alcune priorità in termini di policy per il rafforzamento del sistema d’impresa. Occorrono maggiori investimenti, soprattutto privati e destinati all’innovazione.
  
Oltre 1 milione di addetti, 377.828 aziende e un’eccellente varietà nel "portafoglio prodotti". Questi, in sintesi, i punti di forza dell’apparato economico pugliese, fotografati dal 22° numero del Sismografo di Unioncamere Puglia.

Negli ultimi cinque anni è aumentata sensibilmente l’occupazione, passando da 898.076 addetti, fonte INPS (2° trimestre 2019), a oltre un milione del secondo trimestre 2024. Ben 114.167 posizioni lavorative in più, pari al +12,7%. Ѐ il segno di un'economia in buona salute.

«Il nostro obiettivo è che questi dati diventino una base per programmare politiche e azioni a sostegno dell’imprenditoria regionale», dichiara la presidente di Unioncamere Puglia, Luciana Di Bisceglie. «La nostra bussola è la misurabilità: i numeri possono dare forma alle politiche pubbliche, i cui risultati vanno misurati per l’impatto su persone e aziende. In quest’ottica le istituzioni devono pensarsi come le tessere degli scacchi, lavorando insieme e valorizzando le proprie differenti competenze e punti di forza».

Fra i settori produttivi pugliesi, il Sismografo ravvisa particolare vivacità nella natimortalità e nell’occupazione di turismo, servizi all’impresa e alle persone, industrie culturali i lavori di costruzione specializzati (idraulica, muratura, impiantistica elettrica, finiture). Agricoltura e commercio invece, perdono aziende, ma assumono, denotando fenomeni di concentrazione sovrapponibili a quelli nazionali.

«Fra le aree di miglioramento ravvisate dallo studio – dichiara Luigi Triggiani, segretario generale di Unioncamere Puglia - gli investimenti medi di una società di capitali in Lombardia sono il quadruplo della Puglia. Dalla copiosità della semina, deriva anche quella del raccolto; l’attuale gracilità finanziaria pugliese determina infatti una minore capacità di fatturato, utili più contenuti e una maggiore dipendenza da finanziamenti esterni».

In salute invece l’export regionale, con oltre 10 miliardi e 138 milioni di euro di export nel 2023, ben 2 miliardi in più del dato 2018 (+24,9%). Sui mercati di sbocco, prima la Germania con quasi 1,7 miliardi, ma interessanti alcuni mercati in ascesa, come Turchia, Polonia e Albania. Notevole la performance dei prodotti agricoli di Puglia, con una capacità di penetrazione all’estero quasi doppia rispetto a Campania e Sicilia.

La struttura produttiva regionale non è soltanto maggiormente proiettata all’estero, ma anche più robusta e consolidata. «Negli ultimi cinque anni – commenta Cosmo Albertini, responsabile Ufficio Studi e Progetti di Unioncamere Puglia- nel territorio regionale sono aumentate le imprese medio-grandi; il cluster di aziende con più di 10 milioni di fatturato conta oggi 425 imprese rispetto al 2019. Le società di capitali, poi, crescono del +14,5% rispetto al medesimo trimestre del 2019. Ѐ questo il motore di una Puglia che cresce, innova e internazionalizza».

Minaccioso però il quadro demografico della regione.  Entro il 2080 si rischia quasi il dimezzamento della popolazione regionale attuale. Già adesso agricoltura, industria e servizi faticano a trovare risorse umane in linea con le aspettative non solo per mismatch di competenze, ma ormai anche per mancanza fisica di persone.

Oltre ai dati, il Sismografo propone anche una possibile direzione di marcia. «Gli indicatori – conclude la presidente di Bisceglie – ci suggeriscono l’urgenza di precise policyfavorire insediamenti industriali, soprattutto medi o grandi, con particolare attenzione all’attrazione degli investimenti esteri; stimolare gli investimenti privati soprattutto con capitale di rischio e  destinati a innovazione, ricerca e sviluppo; scommettere da subito su mercati esteri meno battuti ma con grosse prospettive di crescita a medio-lungo termine: Turchia, Etiopia, Nigeria, Sud Africa e Arabia Saudita».