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UNIONCAMERE PUGLIA - SISMOGRAFO – La Puglia a macchia di leopardo nell’immediato post Covid

giovedì 30 Luglio 2020

La Puglia a macchia di leopardo nell’immediato post Covid
Luigi Triggiani, Unioncamere Puglia: «Il dato statistico non si distanzia da quello del 2019, tranne che per l’export. Gli effetti arriveranno dopo e non saranno uguali per tutti».
 

Un mare apparentemente calmo in superficie, ma attraversato da forti correnti, talvolta di segno opposto. Appare così il sistema imprenditoriale pugliese nei primi sei mesi del 2020: 381.352 imprese e 1.138.347 addetti.

Rispetto alla fotografia di fine 2019, vi sono 39 imprese in più e 514 addetti in meno, ma con forti differenze fra comparti, territori e a seconda della dimensione aziendale.

I dati emergono dall’ultima rilevazione del Sismografo di Unioncamere Puglia, lo strumento messo a punto lo scorso marzo dall’associazione delle camere di commercio pugliesi per monitorare il prima e il dopo Covid-19.

«Sono tuttavia numeri destinati a cambiare – afferma Luigi Triggiani, segretario generale di Unioncamere Puglia – perché le variazioni maggiori come natimortalità e calo degli addetti sono attese nel prossimo anno e mezzo».

Commercio, turismo, spettacolo e servizi alle imprese i settori più “provati”, con una non banale espulsione di forza lavoro e anche con una certa emorragia di aziende; invece food, assistenza sanitaria e trasporto via gomma quelli che hanno fatto meglio (i dati nello studio allegato al comunicato).

A livello territoriale, la provincia di Bari fa segnare un centinaio di imprese e un migliaio di addetti in più. Lecce 1.700 addetti in meno e un centinaio di imprese in più; medesima dinamica, ma più contenuta nelle cifre, per Taranto. La BAT sostanzialmente senza grandi stravolgimenti, mentre a Foggia si ha la classica dinamica che troveremo nell’agricoltura, con meno aziende e più addetti. Brindisi ha il segno meno, soprattutto nella forza lavoro.

In un generalizzato crollo degli scambi internazionali di merci, la Puglia registra 53 milioni di esportazioni in meno nel primo trimestre 2020 rispetto al medesimo periodo del 2019; particolarmente grave nell’insieme la dinamica del manifatturiero, -106 milioni.

Generalmente, più l’azienda è piccola (per numero di dipendenti e fatturato), più lo tsunami come il Covid 19 la travolge, facendola chiudere; l’esatto contrario per le imprese più strutturate, che mostrano una maggiore capacità di tenuta a breve termine.

Nella lettura dei dati, però, occorre tener conto degli effetti mitigatori degli strumenti finanziari e fiscali che il Governo e gli altri attori pubblici hanno messo in campo, che in qualche maniera hanno bloccato il domino della crisi immediata.

«Servirà tempo – conclude Triggiani – per capire quanto questi strumenti saranno stati risolutivi e quanto invece abbiano solo spostato il problema più in avanti, dando ossigeno a breve termine ad aziende strutturalmente destinate ad uscire purtroppo dal mercato».

Il comunicato stampa

Lo studio completo