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UNIONCAMERE PUGLIA - SISMOGRAFO – Legno e Arredo come è, come era, come sarà?

lunedì 20 Aprile 2020

Un settore più snello, in riposizionamento, che lotta per una identità nuova

 
Legno arredo è il sesto appuntamento del Sismografo - l’economia pugliese ai tempi del Covid-19 di Unioncamere Puglia, istantanee delle filiere portanti dell’economia pugliese prima del meteorite COVID. Dopo l’emergenza, quindi, scattarne un’altra per capire se e come il fenomeno avrà impattato sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio.
 
Già diffusi i dati su turismo, food, commercio, meccatronica, costruzioni, legno arredo. Ultimo studio sarà sulla moda.
 
I numeri di oggi vengono confrontati con quelli del 2014 e, in seguito, con quelli dei prossimi sei mesi.


Sono quasi 3.500 le imprese che operano nel legno arredo pugliese a fine 2019[1]. E’ un’antica specializzazione della regione, prima artigianale e di pregio con le sue molle di ferro e i suoi tessuti damascati, quindi divenuta industriale e passata attraverso grandi successi prima e una decrescita poi, per motivi essenzialmente di concorrenza internazionale fondata sul fattore prezzo.

Fra queste, oltre 1.800 lavorano nell’industria del legno (ATECO 16) e più di 1.500 nella produzione di mobili e divani (ATECO 31),. Rispetto al 2014 nel comparto si contano complessivamente circa 400 aziende in meno.
Nel settore operano quasi 19mila addetti, più di 700 in meno rispetto al 2014; oltre 12mila in mobili e divani, quasi 6mila nel legno. A questo computo dei dipendenti si possono sommare anche i 3.300 addetti del legno arredo lucano, applicando il ragionamento estensivo di distretto, anziché la mera ripartizione per regioni.

Fra le provinceBari domina per aziende registrate, il 42% e col 69% degli addetti totali, due su tre.

Il nerbo del settore è costituito da 3 grandi aziende che sfondano i 50 mln di fatturato e/o i 250 dipendenti e da 22 medie imprese con meno di 250 addetti e meno di 50 mln di € di fatturato. Il traino sia del comparto dei salotti che di quello dei mobili è decisamente qui. Attorno al vertice della piramide, 410 piccole aziende (con fatturati che arrivano a 10 mln e meno di 50 dipendenti) e a seguire quasi tremila microimprese.

Le classi di età (per anno d’iscrizione al Registro Imprese) rivelano un settore con una forte continuità e tradizionele aziende con più di 10 anni di attività sono due volte e mezza quelle con meno di 10. Fra queste, ve ne sono tantissime (666) con più di 30 anni di attività.

Nel legno arredo solo il 36% delle aziende è costituito da società di capitali.


Domina ancora, soprattutto fra piccole aziende e micro, la formula dell’impresa individuale (47%), seguita tutt’al più dalla società di persone (14%).

A livello di export, il settore fa segnare un risultato di 338 milioni nel 2019, in flessione sia rispetto ai 352 del 2018, che ai 362 del 2014, assunto come anno-indicatore della ripresa post crisi 2007-14.

Osservando gli ultimi tre bilanci (2016, 2017, 2018), il legno arredo rivela una forte volatilità, cioè cambi di direzione delle dinamiche da un anno all’altro.

In sintesi  è un settore che lotta con ardore per sopravvivere e crescere, in un contesto di competitività internazionale totalmente mutato negli ultimi anni.



Prossimo appuntamento con il Sismografo:  Moda
 

[1]Questa indagine per accuratezza metodologica prende in esame soltanto le imprese pugliesi ma com’è noto il distretto del legno arredo “Made in Puglia” nasce e cresce nell'entroterra barese, a ridosso della collina murgiana, al confine con la Basilicata e con radici storiche nelle città di Matera, Montescaglioso, Pisticci e Ferrandina. Ragionando in termini di continuità funzionale, quindi, andrebbero anche considerate le 578 attività industriali del legno arredo di Basilicata, che con Altamura e Santeramo formano quello che è conosciuto come “il triangolo del salotto”.