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UNIONCAMERE PUGLIA - SISMOGRAFO – Meccatronica pugliese, come è, come era, come sarà

venerdì 10 Aprile 2020

Settore eclettico e proiettato verso l’estero

Il 60% delle imprese è costituito da società di capitali. Tre miliardi e mezzo il valore dell’export nel 2019


La Meccatronica è il quarto appuntamento del Sismografo - l’economia pugliese ai tempi del Covid-19 di Unioncamere Puglia, istantanee delle filiere portanti dell’economia pugliese prima del meteorite COVID. Dopo l’emergenza, quindi, scattarne un’altra per capire se e come il fenomeno avrà impattato sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio.

Già diffusi i dati su turismo, food, commercio, prossimamente gli studi riguarderanno costruzioni, legno arredo, moda: i numeri di oggi confrontati con quelli del 2014 e, in seguito, con quelli dei prossimi sei mesi.


 

Sono più di 2mila e duecento le imprese che operano nella meccatronica pugliese a fine 2019. I dati sono al centro del 4° appuntamento del Sismografo-l’economia pugliese ai tempi del Covid-19 di Unioncamere Puglia, istantanee delle filiere portanti dell’economia pugliese prima del meteorite COVID.

Il 46% di queste aziende opera nella meccanica, il 19% nella produzione di apparecchiature elettriche, il 18% nell’elettronica, il 6% nella componentistica auto e l’11% nella produzione di altri mezzi di trasporto, escluso auto. Rispetto al 2014 nel comparto si contano 366 imprese in meno (-14,01% il confronto fra gli stock), ma il settore mostra indicatori di performance molto positivi: bilancio, export, forme societarie e classi di fatturato fanno pensare ad una meccatronica nel complesso più competitiva, più strutturata e più proiettata all’estero.

Nel settore operano più di 18mila addetti, - 686 in meno del 2014 - mediamente 8 dipendenti per azienda, un numero comprensibilmente più alto di tutti gli altri settori economici regionali indagati.

Il dato più rilevante della meccatronica è l’eclettismo, ossia la presenza di tante differenti specializzazioni, dalla componentistica per aziende “finali” fino ai prodotti finiti, tali da farne un vero laboratorio di competenze.

Fra le province, Bari domina il dato delle aziende registrate.

Osservando le classi di fatturato: 7 aziende sono oltre i 50 milioni di €, 5 sopra i 25mln, 20 sopra i 10mln. Le microimprese che presentano bilancio fanno segnare un picco nella classe più ricca, fra 1 e 2,5 mln di € di fatturato.

Le classi di addetti confermano le impressioni di quelle di fatturato sulla fisionomia del settore. Il nanismo da microimpresa classica viene abbandonato a favore di stabilimenti più strutturati, in cui trovano lavoro più persone.

Nel comparto quasi il 60% delle imprese è costituito da società di capitali, dato per altro in crescita nelle serie storiche. Questo è un elemento distintivo rispetto a tanti altri settori economici regionali.

Il settore si dimostra particolarmente vivace a livello di proiezione internazionale, con quasi  3 miliardi e mezzo di export nel 2019.

L’analisi aggregata degli ultimi due bilanci depositati da 2.130 imprese del settore consente di rivelare fra le i dinamiche:
  • elevata crescita degli investimenti (+303 milioni), con un aumento del ricorso al debito inferiore rispetto ad altri settori (+126 mln), il che significa in linea di massima maggiore ricorso all’autofinanziamento;
  • impresa sensibilmente più patrimonializzata (+115 mln di patrimonio netto in due anni) e più liquida (attivo circolante +127 mln).
 
Prossimo appuntamento con il Sismografo: Costruzioni